Giovanni Lauricella
Giovanni Lauricella
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Doina Botez: Memorie di un vissuto recente
di Giovanni Lauricella
Fra le antiche pareti di Palazzo Santa Chiara, con la cura di Carla Mazzoni e Giuseppe Rippa, promossa dal Centro Studi Arte Contemporanea Preferiti e dalla Nuova Associazione Amici di Quaderni Radicali, con il patrocinio dell’Ambasciata di Romania in Italia, dell’Istituto Culturale Romeno e dell’Accademia di Romania in Roma, si è inaugurata il 13 dicembre Memorie di un vissuto recente, mostra di rilevante importanza storica e politica della pittrice rumena Doina Botez, vittima delle persecuzioni nell’est europeo quando era sotto la morsa del dominio comunista egemonizzato dall’Unione Sovietica.
Una piaga dolorosa della storia che è sottaciuta anche dopo la fine del muro di Berlino, forse perché sostituita da quella – meno visibile – dell’omertà politica che nessuno osa nemmeno oggi denunciare.
Una difficoltà già menzionata in una mostra da me recentemente recensita in Agenzia Radicale Tecniche d’evasione. Strategie sovversive e derisione del potere nell’avanguardia ungherese degli anni ’60 e ’70 al Palazzo dell’Esposizione dal 4 ottobre al 6 gennaio (tuttora in corso, da vedere) perché siamo sotto una gestione culturale politicamente strabica.
La Botez, come tutti gli artisti che vivevano sotto l’oppressione comunista, doveva celare il suo vero pensiero sotto figure allusive, al punto da rendere le opere artistiche simili a messaggi da decriptare, un po’ come le opere di Sergio Ceccotti che sembrano essere dei rebus: una voluta tendenza enigmistica che si rifà alla poetica surrealista. Con una differenza: mentre per i fortunati, nati e vissuti in paesi liberi come Sergio Ceccotti e simili, è la situazione in bilico tra realtà e fantastico a dare valore all’opera, per la sfortunata Botez era una triste necessità celare con uno stile fantastico fatto d’innocue figure una realtà politica ben precisa, onde darne il giusto significato.
Immaginatevi la tipica frustrazione che ha solitamente un artista che dovrebbe dare alle proprie opere la capacità di comunicare, ma che è costretto addirittura a celarne i contenuti per non subire inquisizioni poliziesche: un dramma paradossale che la dice lunga sul teatro dell’assurdo di Ionesco, anch’esso originario di questa terra che è stata a lungo repressa.
Dico tutto questo perché parlare di quadri pensati come illustrazioni di poesie per bambini per il libro Storie della mia strada, della poetessa rumena Ana Blandiana, dove i gatti, miti animali domestici, simboleggiano il dittatore comunista rumeno o le sue spie poliziesche, non debbono sembrare dei semplici pupazzetti ben disegnati, acquerelli che non sono semplicemente belli o interessanti, ma che hanno un valore aggiunto di gran lunga superiore a quello che potrebbero sembrare.
I quadri esposti sono stati la testimonianza di una condizione d’artista talmente insopportabile che costrinse l’autrice Doina Botez a lasciare la sua amata terra per l’Italia dopo le minacce ricevute dai funzionari rumeni di Ceausescu, che ritirarono il libro da lei illustrato dalla circolazione.
All’ingresso della grande sala di Palazzo Santa Chiara si notano delle splendide opere su carta dove le scolature e le tortuose pennellate di colore sul bianco candito offrono un contrasto incredibilmente equilibrato: si tratta de La rinocerontite ispirata a Eugene Ionesco, le metamorfosi apparentemente surreali che sfigurano l’uomo sotto il peso dell’autoritarismo e del totalitarismo. Qui si aprirebbe un altro capitolo che sarebbe troppo lungo, riguardo a Ionesco e al suo teatro dell’assurdo: consiglio pertanto di abbandonarsi al piacere visuale che offrono questi quadri, con particolare attenzione al grande quadro che primeggia nella sala, che da solo vale tutta una mostra. Parlo di Incubo, il grande acrilico del ciclo delle Ombre che più di tutti racchiude le angosce di Memorie di un vissuto recente, così recita il titolo assai appropriato che racchiude il tema portante della mostra.
Di Ionesco, che tanto ha dato alla cultura mondiale, dirò solo che il suo linguaggio, aspetto centrale nella sua impostazione teatrale, appare squisitamente fruibile se coniugato in senso speculare a quello pittorico di Doina Botez.
Articolo critico in Agenzia Radicale sulla mostra personale „Memorie di un vissuto recente” al Palazzo Santa Chiara, Roma, dicembre 2019