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Carla Mazzoni

Carla Mazzoni

Posted by Doina Botez on 9 iunie 2020 8:36 / 0 Comments

Carla Mazzoni

Doina Botez, l’artista, la donna

E’ difficile parlare dell’artista Doina Botez senza parlare della Doina Botez donna. Troppo presente nella sua produzione artistica l’impronta indelebile che negli anni vissuti a Bucarest, sua città natale, ha impresso in lei, nel suo animo, il terribile statista Ceausescu con il suo regime poliziesco e tirannico.

Per anni Doina Botez ha attivato un meccanismo per cui, dietro immagini fiabesche di illustrazioni per libri d’infanzia o di cartoni animati, celava le ansie, i turbamenti e le vicissitudini che era costretta a subire quotidianamente in Romania nel tentativo di esprimere liberamente la sua Arte grafica e pittorica.

In questa mostra romana a Palazzo Santa Chiara, l’artista presenta un dipinto ad olio-acrilico e alcune raffinatissime tecniche miste su carta, inoltre alcuni acquarelli del 1988 eseguiti per illustrare il libro per bambini Intimplari de Pe strada mea della poetessa rumena Ana Blandiana, mai esposti fino ad ora. Queste illustrazioni a suo tempo, quando il libro fu pubblicato in Romania, procurarono a lei e alla poetessa un’ammonizione da parte dell’organo preposto al controllo della Stampa ed il divieto per il futuro ad illustrare libri. Il libro fu ovviamente censurato e immediatamente ritirato dalle librerie.

Come è noto, ogni artista, per propria ineludibile vocazione, trasfonde nel fare artistico tutto l’archivio di emozioni, esperienze e sentimenti occultati nel suo profondo, ma Doina Botez artista, per esprimersi in un paese regimentato, ha dovuto trasformare e mascherare – con grande ironia, fantasia e perizia – in insetti, animali e uccelli, i personaggi e gli eventi che quotidianamente l’angustiavano.

Quando, di recente, l’artista è stata invitata a partecipare ad un’importante mostra a Lisbona, A Viagem do Riniceronte, in un senso liberatorio – una vera metamorfosi – sono nate le opere, da lei dedicate come omaggio al grande drammaturgo rumeno-francese Eugène Ionesco e alla sua famosa opera Il Rinoceronte, un’opera solitamente interpretata come allusione ai totalitarismi, comunismo, fascismo e nazismo. Ionesco diceva di vedersi attorniato da “rinoceronti” in un mondo che si uniformava e si condannava all’anti-umanità.

Per Doina la realizzazione delle Metamorfosi è stato „un lavoro doloroso d’introspezione e di memorie dormienti” come lei stessa confessa. Al centro di questi lavori l’artista pone sempre e comunque l’Uomo quale protagonista assoluto dell’immagine. L’Uomo è presente con il suo carico di dolore e di speranza, sia che appaia schiacciato dal peso dell’esistenza o ripiegato sotto la fragilità del suo io, sia che si lasci andare ad attimi di ebbrezza o si abbandoni a sogni e speranze.

Osservando Incubo, il dipinto appartenente al nuovo ciclo chiamato Ombre, presente in questa mostra, possiamo percepire gli inquieti sentimenti che dai sepolcri dell’anima dell’artista sono affiorati e si sono concretizzati nell’ immagine. In questo dipinto la sofferenza stravolge il volto in trasformazione dell’uomo e la bocca è spalancata in un urlo silenzioso ma assordante. Non è un quadro di grandi dimensioni, ma s’impone con potenza d’immagine come un grande quadro di richiamo anacronistico. L’artista ne ha voluto mitigare il dramma arricchendo la parte inferiore dell’opera con tanti piccoli segni, tracciati a pastello, di delicati celesti e gialli e accentuando la morbidezza della mano in primo piano, che con gesto di abbandono copre il volto del dormiente.

Sono di estrema raffinatezza le Tecniche miste anch’esse del ciclo Metamorfosi. Le matite sembrano aver appena sfiorato il foglio nel tracciare velocemente il disegno, mentre chiazze di delicata colorazione, scontornate, libere nella superficie del foglio – a volte sembrano quasi galleggiare sull’immagine – creano un’atmosfera del tutto particolare e personale.

Gli Acquarelli, vera chicca dell’esposizione, oggi esposti per la prima volta, hanno la fantasia e il potere che hanno le fiabe, incantano, divertono, e come le fiabe trasmettono ben oltre la narrazione ed il visibile. Sono un mosaico di piccoli quadri con scene ricche di fantasia, movimento, suggestioni e sorprese, opere che allineate insieme concorrono a comporre un vivacissimo teatrino dietro il quale Doina Botez ha saputo abilmente mascherare ombre e personaggi oscuri. Oggi che il flusso del tempo ha dissipato le ombre restano per sempre in queste deliziose piccole opere d’arte la fantasia e l’abilità dell’artista.

Testo critico per la presentazione della mostra personale „Memorie di un vissuto recente” al Palazzo Santa Chiara, Roma, dicembre 2019

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